Descrizione
L'origine della Chiesa e del Convento di Santa Maria delle Grazie è dovuta ad una sorta di due "ex voto": la prima cominciò a nascere, infatti, per volontà del popolo come ringraziamento, quando nel 1560 Squinzano riuscì a liberarsi dall'assoggettamento feudale di Lecce, divenendo così un comune demaniale alle dipendenze dirette di un governatore regio; il secondo sorse, invece, quando nel 1623 si volle riacquisire il regime di feudalità, affidandosi alle mani del principe Giovanni Enriquez, il quale entro due anni ne portò a termine la costruzione, progettata per ospitare i Padri Conventuali Riformati. Ma il "conventino" già nel 1652 dovette esser chiuso per un forte calo vocazionale, divenendo covo e rifugio di malfattori, finché non giunse nel 1671 un'altra comunità religiosa: i Riformati Scalzi o PP. Alcantarini. Alla fine del XVII secolo, però, l'impianto della chiesa subì trasformazioni importanti: utilizzando il corridoio del chiostro, si creò la navata destra, mentre la sinistra fu costruita ex novo. E tutto ciò grazie alla devozione del giovane principino Giovanni Enriquez e di sua moglie, che vollero ingrandirla ed abbellirla di tutto punto. Anche il convento è stato oggetto di notevoli rifacimenti ed abbellimenti nel corso dei secoli, sia prima della soppressione degli Ordini Religiosi che dopo, soprattutto in occasione di vicende eccezionali, tipo quella di dover ospitare nel 1859 Re Ferdinando II e consorte in viaggio per Lecce. Infatti, tranne quando venne ceduto al Comune, per effetto del decreto regio del 1866, perché ne facesse un uso sociale, allocandovi una scuola, o un ospedale, o anche un mendicicomio, quel fervore di restauri e ristrutturazioni si bloccò, per riprendere all'indomani del 1901, quando i frati riuscirono a riscattarlo, versando al Comune 15.000 lire. Da allora fino ad oggi la voglia di abbellire chiesa e convento è rimasta inalterata. Prove più significative ne sono la pitturazione murale, che si realizzò splendidamente sull'intero edificio sacro negli anni '40, ed i grandi restauri del 1954.
Testo prof. Angelo Cappello